L´intervista - L´ex ministro del Nuovo Psi sull´arrivo del leader dell´Udeur: viene di qua perché di là non lo vogliono

Mastella nel Pdl, le barricate di Caldoro
"Una scelta utilitaristica e obbligata"

Roberto Fuccillo
È difficile accettare ora chi per 10 anni è stato alleato di Bassolino e Iervolino e organico al loro governo
 

L'arrivo di Clemente Mastella divide il centrodestra. «È un approdo naturale - dichiara il consigliere di Forza Italia Ermanno Russo - ha tutte le carte in regola per tornare a fare attivamente politica e farla accanto al Pdl». Plaude anche Franco De Luca, dirigente della Dc di Gianfranco Rotondi: «La scelta di Mastella finisce per ridare dignità a un uomo e un politico mortificato ingiustamente». Malumori invece a destra. «Apprezziamo la scelta - dicono i ragazzi di An di Azione giovani - ma ora basta con i mastellismi».
Ad alzare le barricate è però Stefano Caldoro, ex ministro e leader del Nuovo Psi.
«Quella di Mastella è una scelta utilitaristica e obbligata».
Perché obbligata?
«Perché l´ha detto lui. Viene di qua perché di là non lo vogliono più».
E a lei la cosa non piace.
«Il suo ingresso rischia di sbiadire in modo drammatico un messaggio a cui tanti hanno contribuito in questi anni. È difficile accettare ora chi per dieci anni è stato alleato di Bassolino e Iervolino, organico al loro governo. C´è davvero il rischio che gli elettori non capiscano».
Lo si diceva anche un anno fa. Cosa è cambiato?
«Le europee sono una cosa, le amministrative un´altra. Nel primo caso l´idea di un diritto di tribuna, una ospitalità, è accettabile. Lì è in ballo una scelta personale di adesione, soprattutto nella prospettiva del Partito popolare europeo. In Campania invece un accordo politico è un assurdo, un errore».
L´accordo lo hanno stretto i leader di Forza Italia e An, Nicola Cosentino e Mario Landolfi. Perché crede che l´abbiano fatto?
«Forse c´è una buona fede di fondo, magari si è intravisto l´allargamento all´area moderata. Il che non toglie che parlare di accordo strategico è un autogol. Quella è la stessa terminologia che Mastella usò per i patti con Iervolino e Bassolino, e per quello con Prodi. E Mastella è anche quello del ribaltone fatto a suo tempo contro Rastrelli. Così non si può andare avanti. E mi pare immorale una scelta politica legata solo al rifiuto».
Cioè lei sostiene che Mastella cambi campo solo perché escluso dal centrosinistra?
«Esatto, è così. E gli elettori non capiscono. Sento in giro molte reazioni negative. In questa vicenda ci sono anche aspetti da soap opera, di cui rischiamo di pagare il prezzo. Perché è importante vincere, ma anche il come si vince. Qui si rischia di rendere ingovernabili i rapporti dopo il voto. Ragion per cui dico che bisogna ristabilire invece la centralità di chi per quindici anni ha fatto l´opposizione, senza compromessi».
Non è che l´arrivo dell´Udeur dà fastidio a voi del Psi perché restringe gli spazi dentro la coalizione?
«Fra socialisti e democristiani c´è una questione storica, ma francamente non è questo il caso. Gli spazi ci sarebbero comunque per tutti. No, è proprio una questione di condizioni politiche dentro cui ci si esprime».
Fareste lo stesso ragionamento se arrivasse da voi qualche socialista dell´ex Sdi?
«Se ci sono scelte individuali, singole, è normale democrazia».
È quello che lei sostiene anche per la candidatura di Mastella alle europee. Ma crede davvero che questo diritto di tribuna sia sganciato dal patto politico con l´Udeur?
«La scelta verso il Ppe sta in piedi. In quel contesto Mastella accetta anche il bipolarismo. Ma è tutt´altra cosa dal mercato localistico. D´altro canto mi pare che questa cosa avviene solo in Campania. E io dico che bisogna metterci un punto, non si può andare avanti con una politica priva di regole».

(16 febbraio 2009)