L´intervista - L´ex ministro del Nuovo Psi sull´arrivo del leader dell´Udeur: viene di qua perché di là non lo vogliono
Mastella nel Pdl, le barricate di
Caldoro
"Una scelta utilitaristica e obbligata"
L'arrivo di Clemente Mastella divide il centrodestra.
«È un approdo naturale - dichiara il consigliere di Forza Italia Ermanno
Russo - ha tutte le carte in regola per tornare a fare attivamente
politica e farla accanto al Pdl». Plaude anche Franco De Luca, dirigente
della Dc di Gianfranco Rotondi: «La scelta di Mastella finisce per
ridare dignità a un uomo e un politico mortificato ingiustamente».
Malumori invece a destra. «Apprezziamo la scelta - dicono i ragazzi di
An di Azione giovani - ma ora basta con i mastellismi».
Ad alzare le barricate è però Stefano Caldoro, ex ministro e leader del
Nuovo Psi.
«Quella di Mastella è una scelta utilitaristica e obbligata».
Perché obbligata?
«Perché l´ha detto lui. Viene di qua perché di là non lo vogliono più».
E a lei la cosa non piace.
«Il suo ingresso rischia di sbiadire in modo drammatico un messaggio a
cui tanti hanno contribuito in questi anni. È difficile accettare ora
chi per dieci anni è stato alleato di Bassolino e Iervolino, organico al
loro governo. C´è davvero il rischio che gli elettori non capiscano».
Lo si diceva anche un anno fa. Cosa è cambiato?
«Le europee sono una cosa, le amministrative un´altra. Nel primo caso
l´idea di un diritto di tribuna, una ospitalità, è accettabile. Lì è in
ballo una scelta personale di adesione, soprattutto nella prospettiva
del Partito popolare europeo. In Campania invece un accordo politico è
un assurdo, un errore».
L´accordo lo hanno stretto i leader di Forza Italia e An, Nicola
Cosentino e Mario Landolfi. Perché crede che l´abbiano fatto?
«Forse c´è una buona fede di fondo, magari si è intravisto
l´allargamento all´area moderata. Il che non toglie che parlare di
accordo strategico è un autogol. Quella è la stessa terminologia che
Mastella usò per i patti con Iervolino e Bassolino, e per quello con
Prodi. E Mastella è anche quello del ribaltone fatto a suo tempo contro
Rastrelli. Così non si può andare avanti. E mi pare immorale una scelta
politica legata solo al rifiuto».
Cioè lei sostiene che Mastella cambi campo solo perché escluso
dal centrosinistra?
«Esatto, è così. E gli elettori non capiscono. Sento in giro
molte reazioni negative. In questa vicenda ci sono anche aspetti da soap
opera, di cui rischiamo di pagare il prezzo. Perché è importante
vincere, ma anche il come si vince. Qui si rischia di rendere
ingovernabili i rapporti dopo il voto. Ragion per cui dico che bisogna
ristabilire invece la centralità di chi per quindici anni ha fatto
l´opposizione, senza compromessi».
Non è che l´arrivo dell´Udeur dà fastidio a voi del Psi perché
restringe gli spazi dentro la coalizione?
«Fra socialisti e democristiani c´è una questione storica, ma
francamente non è questo il caso. Gli spazi ci sarebbero comunque per
tutti. No, è proprio una questione di condizioni politiche dentro cui ci
si esprime».
Fareste lo stesso ragionamento se arrivasse da voi qualche
socialista dell´ex Sdi?
«Se ci sono scelte individuali, singole, è normale democrazia».
È quello che lei sostiene anche per la candidatura di Mastella
alle europee. Ma crede davvero che questo diritto di tribuna sia
sganciato dal patto politico con l´Udeur?
«La scelta verso il Ppe sta in piedi. In quel contesto Mastella accetta
anche il bipolarismo. Ma è tutt´altra cosa dal mercato localistico.
D´altro canto mi pare che questa cosa avviene solo in Campania. E io
dico che bisogna metterci un punto, non si può andare avanti con una
politica priva di regole».
(16 febbraio 2009)