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01/09/2011 Gli immobili della Regione. Valgono oltre un miliardo ma venderli è un'impresa
NAPOLI — L'assessore regionale al patrimonio, Ermanno Russo, non nasconde le criticità: «La Regione Campania — scrive nel report consegnato al governatore Stefano Caldoro un mese fa — presenta una situazione patrimoniale molto complessa, con più ombre che luci». E a sfogliare le 26 pagine del rapporto sullo «Stato del patrimonio regionale della Campania e processo di alienazione» si comprende subito che le possibilità di far cassa attraverso la vendita di immobili (esigenza cresciuta fino a diventare necessità vitale per la Regione) rischiano di assottigliarsi di parecchio rispetto alle aspettative previste che, ufficialmente, si attestano intorno ai 500 milioni di euro.
Tre i punti critici segnalati dall'assessore Russo: «Il programma di dismissione del patrimonio immobiliare disponibile (fabbricati e terreni), approvato con la legge 18 del 2000, non ha dato negli ultimi dieci anni i frutti sperati; il peso dei contenziosi è di anno in anno aumentato pregiudicando l'alienazione dei beni del patrimonio disponibile e facendo crollare vertiginosamente gli importi presunti di vendita, specie quelli riguardanti i fabbricati; la gestione, infine, dei terreni impatta, in ampie fasce territoriali, con la diffusione del fenomeno dell'abusivismo edilizio che, di fatto, condiziona il processo di vendita, sia sul piano procedurale che della tempistica».
La consistenza patrimoniale
Ma andiamo per ordine. La consistenza patrimoniale della Regione Campania è stimata in circa 1 miliardo 66 milioni e 874 mila euro. Il totale dei fabbricati e dei terreni di proprietà regionale è stimato in circa 899 milioni 912 mila euro, di cui 789 milioni 654 mila euro relativi ai fabbricati e 100 milioni 258 mila ai terreni. Ma il valore dei fabbricati disponibili (non strumentali alle funzioni istituzionali) ammonta a 372 milioni 835 mila euro, mentre quelli indisponibili a 416 milioni 818 mila euro. Così per i terreni, 71 milioni 388 mila euro si riferiscono a quelli disponibili e 28 milioni 870 mila euro sono considerati indisponibili. Russo, tuttavia, punta l'indice contro il programma di dismissione seguito dal 2000 ad oggi. Anzi, lo definisce senza mezze misure «un fallimento», avendo concluso «procedimenti di vendita per un importo di poco superiore a 19 milioni e 806 mila euro». Si parte, infatti, dalle entrate del 2003 di 1 milione 580 mila euro fino ad arrivare a quelle del 2010 di appena 211 mila euro. «Dal 2006 a oggi — afferma l'assessore al patrimonio — a fronte di procedimenti di vendita in corso che lasciavano prevedere entrate per oltre 30 milioni di euro, ne sono stati introitati solo 6 milioni, pari quindi al 20% delle entrate programmate». Tante le cause del vertiginoso decremento: la crisi del mercato immobiliare, l'atteggiamento dilatorio degli aventi diritto all'esercizio del diritto di prelazione; i contenziosi in corso che rendono impossibile l'avvio del procedimento di vendita; le modifiche apportate agli immobili dai conduttori in difformità della normativa urbanistica; l'obbligo del rispetto del patto di stabilità. A tutto questo si aggiunga «il progressivo depauperamento dell'ufficio alienazioni e l'esigenza di una riorganizzazione strutturale dei servizi».
Le entrate possibili
Ma qual è il valore in consistenza di ciò che oggi la Campania possiede e quanto sarà possibile ricavare dalla vendita dei beni disponibili? Il patrimonio disponibile complessivo, comprensivo di terreni e fabbricati, è di circa 444 milioni di euro, di cui i beni alienabili (valore in consistenza) ammontano a 214 milioni 668 mila euro circa: stima che riguarda fabbricati e terreni attualmente vendibili, senza tener conto del diritto di prelazione. Ora, gli importi presunti di vendita per fabbricati e terreni si assesta intorno ai 175 milioni e 190 mila euro circa (tenendo conto dei diritti di prelazione al 30 e al 50% previsti dalla legge). Gli importi presunti di vendita dei soli fabbricati ammontano a 137 milioni 963 mila euro circa; quelli dei soli terreni a 37 milioni 227 mila euro circa. Insomma, siamo ben distanti dall'obiettivo di 500 milioni di entrate dalle alienazioni che si è prefissa la giunta Caldoro ed è per questo che oggi il governatore non solo vuole vederci chiaro, ma punta a riorganizzare e a potenziare l'area strategica, con l'ipotesi di costituzione di una società immobiliare e di un fondo immobiliare: «Allo stato il patrimonio rende lo 0,69%. Un trend assolutamente prudenziale — è infatti detto nel piano di stabilizzazione finanziaria della Regione — potrebbe portare ad un rendimento minimo del 2,3% che significherebbe maggiori entrate per oltre 7 milioni di euro (...). Se si considera che i soli uffici regionali pagano ogni anno 17,7 milioni di euro in fitti passivi (a fronte di 3 milioni incassati), si ritiene che il conferimento del patrimonio in una società strutturata con due divisioni, cespiti disponibili con il compito di mettere a reddito e gestire con il modello del facility management le unità disponibili ed un'altra di indisponibili, per la gestione, manutenzione e tutela di quella porzione di patrimonio con caratteristiche diverse, consenta di “mettere in sicurezza” una parte essenziale per l'equilibrio finanziario dell'ente».
Piano alienazioni
Sono 509 i fabbricati e 2426 i terreni regionali vendibili con varie modalità e procedure. Ma, avverte l'assessore Russo, «in ampie fasce territoriali e in particolare sul litorale Domizio (nei comuni di Bacoli, Pozzuoli, Giugliano e Castelvolturno) è nota la notevole diffusione del fenomeno dell'abusivisno edilizio che, di fatto, potrebbe condizionare il processo di vendita». A fronte di un valore di consistenza pari a circa 214 milioni 668 mila euro, la Regione Campania con il Piano di dismissione 2011 riuscirebbe ad introitare una somma pari a 175 milioni 190 mila euro: orientativamente il 18 per cento in meno. Tuttavia — è detto nel rapporto dell'assessorato al patrimonio — tali valori non tengono ancora conto del contenzioso in atto, che appare considerevole e blocca di fatto entrate per diverse decine di milioni di euro.
Il contenzioso
Infatti, il contenzioso proietta una percentuale di beni alienabili ancora più ridotta, facendo calare la previsione sugli introiti a 77 milioni di euro per i fabbricati. «Su 509 fabbricati, ben 46 sono gravati da pendenze giudiziarie. Ciò significa che per i soli fabbricati, a fronte di un introito presunto della vendita pari a circa 137 milioni 963 mila euro, sono riscontrabili contenziosi per ben 60 milioni 603 mila euro, pari al 43,93% degli introiti presunti». Tra contenziosi per sfratti e occupazione abusiva, la Regione Campania ad oggi vanta un credito di circa 10 milioni 200 mila euro a titolo di indennità di occupazione o di mancato pagamento del canone relativamente a 132 posizioni locative. Le pratiche legali in corso riguardanti i terreni sono circa 250, da cui la Regione vanta un credito presunto di circa 2 milioni 700 mila euro.
Angelo Agrippa