Poche ore ci separano dal verdetto sul referendum sulla procreazione
assistita, caratterizzatosi per una vigilia infuocata che l'ha reso
estremamente ideologizzato e fortemente politicizzato.
Non condivido il passaggio che ha condotto alla tornata referendaria,
la delicatezza e la complessità della materia avrebbe
suggerito che fosse stato il Parlamento a verificare la praticabilità
o meno della normativa ed eventualmente studiare alcune sostanziali
modifiche da apportare alla stessa. Tuttavia, se voto ci deve essere
allora i partiti facciano un passo indietro. E' giusto che i leader e le
cariche dello Stato esprimano un'opinione, meno corretto a mio avviso è
fare campagna elettorale sfruttando l'occasione referendaria. Ho
l'impressione che tutti vogliano vincere questo referendum ed il modo
più semplice per vincerlo sembrerebbe schierarsi con il partito
dell'astensione. Un paradosso, che ha senso soltanto se si riduce il
tutto a mero tatticismo. E' vero che andando a votare si contribuisce a
raggiungere il quorum, ma è altrettanto vero che il non voto non può
essere assolutamente equiparato al no. Questo spiega anche perché chi è
favorevole alla normativa vigente non si è riunito in comitati per il
no, come invece hanno fatto coloro i quali sono per l'abrogazione della
legge. Per quanto mi riguarda, resto dell'avviso che chi si schiera
debba anche avere il buon gusto ed il coraggio di prendere posizione,
andare alle urne e competere con chi la pensa diversamente sul terreno
della democrazia. Invitare ad andare al mare con la speranza che il
quorum non si raggiunga e con l'attenuante, in caso di vittoria dei sì,
che il dato sia poco rappresentativo dell'elettorato italiano in virtù
di un'affluenza scarsa o mediocre, francamente credo sia una furbizia
che non paghi.
Altra cosa sarebbe invece l'astensione motivata da un legittimo conflitto
di coscienza. E' del tutto naturale che su un tema così delicato, che
ripropone in maniera stridente l'eterna dicotomia tra etica e scienza,
vi siano tentazioni di sospensione del giudizio; tanto più che dovrebbe
spettare ai nostri rappresentanti nelle istituzioni; nel caso di specie ai
parlamentari; aiutarci a capire dove finisce la discrezionalità umana e dove
inizia l'ambito strettamente giuridico-normativo
Allo stesso modo, la comunità scientifica con i suoi ricercatori ha tentato
insistentemente in questa campagna referendaria di influenzare i cittadini,
facendoli sentire tagliati fuori; in caso di sopravvivenza della legge;
dai grandi programmi di sperimentazione di livello internazionale.
In strada o sui giornali si possono ammirare manifesti di medici che
invitano a votare sì, lasciando che sotto la propria foto compaia a
caratteri cubitali nome, cognome e specializzazione.
Intendiamoci, tutti hanno il diritto di esprimersi in democrazia,
ma farlo in maniera così plateale e su una materia oggetto
di un voto di verifica da parte del popolo, non mi sembra proprio il
massimo dell'etica. Anche perché gli stessi medici si prestano
facilmente alle interpretazioni malevoli, per la verità già presenti
sulla stampa, di chi ha interesse ad evidenziare come attraverso il
referendum si compia un tentativo - neanche troppo velato - di farsi
pubblicità.
Non tutti sanno, a mio parere, cosa si va ad abrogare e a votare.
Quali vantaggi o quali svantaggi la normativa vigente oggettivamente comporta.
E qui c'è il concorso di colpa dei partiti, di tutti i partiti, che hanno
evidentemente trasformato il terreno referendario in quello a loro più
congeniale della propaganda politica. Spiegare agli elettori cosa si vieta
loro con questa legge da un lato e quali rischi si corrono in caso di sua
cancellazione dall'altro, ha irrimediabilmente peggiorato la situazione.
Forse, un pò di sana informazione istituzionale non avrebbe guastato.
Resto dell'avviso che su temi di tale portata non ci sia ordine di scuderia
che tenga. Ognuno deve esprimersi secondo coscienza e sono convinto che
in...fondo, in... fondo gli elettori italiani l'avrebbero fatto di
buon grado se non fossero stati, come sono stati, bersaglio di messaggi
capziosi e politicizzati.
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