Rubrica "in...fondo, in....fondo"

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Primi riscontri all’indomani della riforma Gelmini
SCUOLA, GOVERNO FA BENE A TIRARE DRITTO
VOTO IN CONDOTTA PEDAGOGICO ED UTILE


di Ermanno Russo

11/03/2009
Tirare dritto. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini non si smuove di un millimetro. Sulla riforma da lei voluta ed oggi attuata dice: “Non si torna indietro”. E fa bene il titolare del dicastero della scuola ad andare avanti. Fa bene a perseguire un progetto di ristrutturazione dell’istituzione scolastica che tenga conto dei tempi, del diverso contesto sociale in cui gli allievi sono inseriti, dei fenomeni perniciosi e odiosi di bullismo che sempre più si registrano nelle aule del nostro Paese.

La valanga di cinque in condotta che ha sommerso l’Italia in occasione degli scrutini intermedi, con un’incidenza spaventosa al Sud, risulta essere la spia di un allarme più volte denunciato all’interno della scuola ma mai seriamente affrontato. Bisogna interrogarsi sull’opportunità di mettere in campo uno strumento di contrasto, un deterrente, al fenomeno tanto in voga, in senso chiaramente negativo, del bullismo. Interi istituti sono ostaggio di una sparuta ma virulenta minoranza di studenti che intimoriscono, aggredendo anche fisicamente, i loro coetanei. Ragazzi, adolescenti che vengono ogni giorno di più gettati in uno stato di sconforto, di precarietà emotiva, talvolta patologica ed estrema.

Si avvertiva, dunque, da tempo la necessità di porre un freno a comportamenti indisciplinati e “sopra le righe”. Si avvertiva il bisogno di un’azione di governo forte e, allo stesso tempo, equilibrata, che rispondesse agli appelli delle famiglie, dei docenti e degli alunni stessi; ormai stufi di essere il bersaglio dell’insubordinazione altrui. E il fatto stesso che il voto condotta sia stato utilizzato dai docenti per ristabilire in classe il rispetto dei ruoli è, di fatto, la dimostrazione che uno strumento di questo tipo serviva al sistema d’istruzione italiano.

Il ministro Gelmini ha raccolto tutte queste sollecitazioni, provenienti dalla parte sana della società e dell’istituzione scolastica, e le ha abilmente trasformate in un progetto di riforma ben congegnato, capace di immaginare un sistema d’istruzione moderno e a misura di alunno.
Ma il governo Berlusconi ha fatto di più. Ha finalmente tradotto in fatti le roboanti parole che spesso e da più parti si sono sprecate sulla tanto agognata meritocrazia. Anche in questo, il ministro Gelmini ha dato prova di grande concretezza e serietà. E’ chiaro infatti come i meccanismi alla base del mondo accademico siano stati drasticamente riformati, introducendo criteri rigidi di produttività anche in ambito scientifico e lavorando alacremente per risolvere l’annoso problema delle baronie universitarie. Grazie alla Gelmini, nelle università italiane ci sarà più filtro e meno clientela. Ed inorgoglisce sentir parlare il ministro del metodo a cui ha inteso riferirsi per ridisegnare l’universo dell’istruzione italiana. “Riforme in cambio di risorse”, pare sia questa la sua filosofia. Recentemente in un’intervista al settimanale Famiglia Cristiana, il responsabile del dicastero Scuola ha parlato senza indugi della sua idea di università. “Dare più risorse all’università senza migliorare le modalità di spesa sarebbe sbagliato. Pensare che bastino le riforme per risolvere il problema del 2010, anche questo non è realistico. Dobbiamo usare questi mesi per le riforme: della governance, del reclutamento, del dottorato. Basta risorse a pioggia”. E’ iniziato, dunque, per la Gelmini un cambio di rotta repentino e drastico. Finanziamenti sulla base di risultati e non più a casaccio. A ciò si associa il taglio dei corsi di laurea, un’offerta formativa più concreta e meno dispersiva, la riduzione delle sedi distaccate. Ciò significa “liberare risorse sul diritto allo studio, aiutando le famiglie che faticano a mantenere i figli all’università”. E i 40 milioni di euro già stanziati per le residenze universitarie sono, insieme ai 70 milioni per le borse di studio, una testimonianza inequivoca del nuovo corso inaugurato dal governo Berlusconi.

In… fondo, in… fondo, invertire la rotta era una necessità, ora sta anche agli italiani aiutare la Gelmini e Palazzo Chigi a non tornare indietro.