Rubrica "in...fondo, in....fondo"

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Dal decisionismo del Pci alla confusione
NEL PD SI LITIGA SU TUTTO
LO SCONTRO INVESTE LE PRIMARIE


di Ermanno Russo

20/02/2009
La fusione a freddo tra Ds e Margherita sta dando i suoi frutti, o meglio le sue grane. Dopo l’improvviso dietrofront di Walter Veltroni, nel Partito democratico regna il caos. Si litiga praticamente su tutto. Anche le tanto osannate primarie, volute dallo Stato maggiore dei democratici per legittimare prima Prodi e poi lo stesso ex sindaco di Roma, sono divenute qui in Campania ed altrove nel Paese motivo di dibattito e di scontro. Il tema è di bruciante attualità. L’abdicazione del leader Veltroni ha intimorito il gruppo dirigente vicino all’ex ministro Nicolais, candidato Pd alla Provincia di Napoli in virtù di un accordo con il segretario nazionale in persona. C’è chi rema contro e spinge per una competizione pre-elettorale, magari con il presidente uscente Di Palma per conto di un cartello di sinistra, e chi invece cerca di silenziare il ricorso a questo americanissimo rito.

I quotidiani di questi giorni tracimano di pareri del deputato di turno, consigliere regionale, comunale, provinciale e via via sino alla base. Tutti si sentono ispiratissimi in queste ore. Assistiamo ad una autentica valanga di dichiarazioni, seguite da repliche al veleno, distinguo, postille e riflessioni di ogni tipo. Il Pd sembrerebbe in preda ad una metamorfosi kafkiana: dal decisionismo del Pci si è passati alla confusione totale, al accavallamento di voci, effetto di una degenerazione del malinteso senso del dibattito e del pluralismo. Un frastuono.

Verrebbe da chiedersi, innanzitutto, come mai quest’infatuazione per le primarie conduca sistematicamente nel centrosinistra italiano all’individuazione di una leadership di fatto deficitaria e tutt’altro che duratura. Prodi e lo stesso Veltroni sono stati indicati dal popolo del Pd attraverso le primarie. Tuttavia, sia il Professore che lo stesso sindaco di Roma non hanno mai goduto di un sostegno tangibile da parte degli iscritti, della base, dei dirigenti; tant’è che il primo è stato costretto a lasciare, mentre il secondo ha mollato per sfinimento.
Si fa dunque strada l’idea che le primarie siano più un alibi che uno strumento di democrazia, che nascano per ratificare decisioni prese altrove e, forse, difficili da spiegare agli elettori di sinistra. Insomma, hanno capito ormai tutti che le primarie sono “finte” e di comodo. Ciononostante, l’argomento divide ancora e di più. Il “nuovismo”, di cui il Pd si è piccato di essere l’unico vero promotore qui in Italia, fa scricchiolare prepotentemente un partito che non era pronto ad una fusione da provetta, fra due anime tanto distanti della politica italiana. I post-comunisti e i cattolici. Gli eredi del garantismo e del laicismo e i custodi dell’ortodossia. Bene, ora che i nodi sono venuti al pettine, c’è da dire che il progetto alla base del Partito democratico è stato fin troppo romanzato e mai attuato del tutto. E ciò per congiuntura sfavorevole, per inadeguata preparazione politica o perché troppo esterofilo, troppo immaginifico, troppo aleatorio? Anche questa volta, la ragione sembrerebbe stare nel mezzo. Di sicuro gli innamoramenti che periodicamente la sinistra ha per i leader stranieri sono un dato di fatto. Alla mente balzano subito i casi dell’ex premier britannico Blair, del presidente brasiliano Lula, dello stesso Clinton ed oggi di Obama. E’ ancor più vero, se vogliamo, che questa stessa parte politica ha dimostrato di adagiarsi sin troppo sui trionfi del passato, fregiandosi della cultura accademica e non solo, storicamente ritenuta superiore a quella dei partiti di destra, e cercando sponde sempre più fatue nella società cosiddetta civile, sino a farsi sottrarre seppur per una piccola parte l’elettorato operaio dalla Lega Nord. Insomma, di analisi da fare ce ne sono. Ciò che è pacifico, è l’enorme stato confusionale in cui il Pd versa. In fondo, in fondo, la democrazia è presente in un partito quando si raggiunge un equilibrio fra base e classe dirigente, se si abdica continuamente e si sfugge alla proprie responsabilità, abusando di strumenti alternativi come le primarie, l’unico effetto non può che essere l’indecisione e, dunque, il caos.