Rubrica "in...fondo, in....fondo"

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Si rischia il remake della fallimentare “stagione dei sindaci”
PARTITO DEL SUD, UN'INUTILE SOVRASTRUTTURA
IL PARLAMENTO E' L'UNICA STRADA PER AIUTARE IL MEZZOGIORNO


di Ermanno Russo

23/07/2009
Il dibattito balneare della politica di quest’anno sembrerebbe riguardare quel fantomatico Partito del Sud, che oggi tiene prepotentemente banco sulle pagine dei giornali ma che ha incassato, di fatto, già diverse bocciature dalla storia recente e contemporanea del nostro Paese. Innanzitutto, verrebbe da chiedersi che senso abbia rilanciare la questione meridionale finendo, in buona sostanza, per ghettizzarla, attribuendola in via preferenziale ad un partito, come se si trattasse di un argomento appannaggio di una sigla o di un movimento e non di una questione nazionale e come tale prioritaria per tutte le forze politiche dell’arco costituzionale italiano. Al di là di quest’errore di impostazione, madornale ed evidente in ogni suo aspetto, sorge poi un problema politico rispetto al tema proposto da governatori di regioni del Sud e parlamentari, anche autorevoli, dei partiti più disparati; tra cui alcuni di centrodestra e, segnatamente, parte del Pdl. Qui il problema è, appunto, politico. Non si capisce bene, infatti, che senso abbia attardarsi nella costruzione di inutili sovrastrutture come il Partito del Sud, dal momento che esiste un’assemblea deputata a ricercare soluzioni quanto più possibile vantaggiose e favorevoli allo sviluppo del meridione: il Parlamento.

L’impressione, dunque, è che si voglia a tutti i costi aggirare i normali e tradizionali canali di democrazia, rappresentati dai partiti e dai gruppi consiliari parlamentari, per arruolarsi ed arruolare adepti sotto un vessillo, una bandiera, un emblema sempre nuovo e perfetto per partire per una nuova crociata. Ecco allora dov’è, a mio modesto avviso, l’errore: in questo particolare momento storico una crociata per il Sud sarebbe, oltre che sbagliata dal punto di vista politico, fortemente controproducente sotto il profilo tattico e della strategia. Perché controproducente? Semplice, perché ciò non aiuterebbe il Mezzogiorno ad avere più risorse o più possibilità in un lasso di tempo minore, bensì ritarderebbe a dismisura il già farraginoso processo di rilancio di questa sconfinata area del Paese, sortendo di fatto benefici ai soli aspiranti leader politici di questa nuova alchimia all’italiana. Chissà se i vari Lombardo e Bassolino su ciò hanno riflettuto.
Gli strumenti per rilanciare il Sud ci sono, se uno sforzo ci dev’essere da parte dei presidenti di Regione dovrebbe andare nella direzione di un dialogo più accorto, meno legato a principi di appartenenza e più proficuo con gli organi di governo dello Stato e con i gruppi parlamentari. A scuola insegnano che l’Italia è una Repubblica parlamentare di tipo bicamerale e che il potere legislativo è in capo al Parlamento, che lo esercita facendo leggi e predisponendo provvedimenti, anche urgenti e speciali. E’ qui, dunque, l’equivoco. Il Sud non ha bisogno di un partito, ma di una rete di parlamentari che abbiano la coerenza di occuparsi per trecentosessantacinque giorni all’anno delle problematiche che riguardano il meridione d’Italia. Chiaramente, perché si rimetta in moto la macchina dello sviluppo anche il Governo deve fare la sua parte. Qui, invece, entrano in gioco i partiti, che dovrebbero meglio assolvere al ruolo di pungolo che il popolo con il voto ha attribuito loro, uscendo fuori da quella condizione di evidente soggezione e subalternità che patiscono nel rapporto con l’Esecutivo nazionale.

La soluzione non va dunque ricercata in improbabili alchimie, buone soltanto ad alimentare il dibattito politico balneare e ferragostano, ma nelle istituzioni, all’interno di esse e con la consapevolezza che lo Stato c’è e che è inutile sovrapporsi ad esso con iniziative nuoviste e dispersive. Il “nuovismo”, infatti, non è sempre sinonimo di nuovo e le recenti vicende della sinistra l’hanno dimostrato chiaramente.

C’è poi un altro aspetto del Partito del Sud che andrebbe meglio approfondito. Si tratta del legame che questo discutibile progetto ha con il passato. Il fatto che in prima linea ci siano degli amministratori, dei governatori, rievoca immediatamente il tonfo della “stagione dei sindaci”, anche in quel caso il nuovo sembrò essere garanzia sufficiente per una rivoluzione politica che invece non si ebbe. L’Italia è una terra nobile, dalle mille risorse, ed abitata da cittadini laboriosi e di assoluto valore, ma non ha memoria. Il rischio è che vada in onda un pessimo remake di quell’infelice stagione dei primi cittadini, che per il nostro Paese rappresentò una misera illusione e per il Sud un terribile boomerang. L’auspicio è che vi sia un ripensamento, un rinsavimento, tale da evitare che altre energie sia incautamente profuse in processi sterili e non rispondenti alle esigenze dei cittadini.

In… fondo, in… fondo, la priorità di questo Governo e del suo partito maggiore, il Pdl, è ed è sempre stato il Sud, per ridare impulso ad un’azione di sviluppo del Mezzogiorno basterebbe fare rete in Parlamento, sollecitando i partiti a dimenticare l’appartenenza politica rivendicando esclusivamente quella territoriale.