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Politiche sociali e lavoro, Regione austera e con progettualità. Ora il Governo investa più risorse
di Ermanno
Russo
04/10/2010
Ora che la Campania ed il presidente Stefano Caldoro hanno dato dimostrazione di grande maturità politica ed amministrativa, addivenendo alla stabilizzazione dei conti regionali attraverso il contenimento della spesa e mettendo in campo progettualità in tema di politiche sociali e lavoro, appare non più rinviabile un'assunzione di responsabilità da parte del governo nazionale che deve farsi carico della situazione incandescente di Napoli e liberare più risorse per il sociale e l'occupazione. E' questa una richiesta legittima e, per certi versi, doverosa, che proviene da una difficoltà oggettiva a pianificare ogni tipo di scelta ed amministrare quotidianamente. A contribuire sensibilmente a tale causa, poi, è senz'altro la scelta di governo, oltremodo netta, compiuta sin dai primi giorni dalla nuova giunta di Palazzo Santa Lucia, che ha preferito la linea del rigore a quella dell'allegria (soprattutto dei conti), sposando un modello improntato all'austerity e alla sobrietà, finalizzato prioritariamente a dare risposte concrete ai cittadini. E sono proprio le aspettative che, a ragione, gli abitanti ripongono ed hanno riposto in questa nuova fase di gestione a spingerci oggi a chiedere al governo nazionale non un trattamento di favore, ma la valorizzazione di una linea politica di rigore, con l'investimento di nuovi e più concreti fondi in Campania. Oramai la situazione è incandescente, la piazza è bollente e l'esasperazione cresce. Anche i tutori dell'ordine pubblico, non da ultimo il Questore di Napoli, hanno espresso in questi giorni giudizi critici rispetto alle prospettive nel settore dell'occupazione. Oggi che un piano per il lavoro c'è ed è pronto per essere ufficialmente varato bisogna sottolineare che la questione non può essere tutta in capo alla Regione, il Governo deve fare la sua parte, mettendoci innanzitutto i fondi e sapendo che le risorse non finiranno in corsi di formazione sospetti ma in iniziative finalizzate. Nei comuni più periferici, nelle frazioni più lontane dal centro, dal capoluogo, ma anche negli stessi quartieri del capoluogo campano si respira un'aria insostenibile. Da un lato, c'è la manifesta incapacità di alcune amministrazioni municipali, che hanno letteralmente sprecato le risorse destinate alle politiche sociali, dirottandole altrove e commettendo una palese irregolarità dal punto di vista contabile ed amministrativo. Dall'altro però è sempre più visibile, palpabile, l'affievolirsi dei finanziamenti statali, governativi, che – mettendo in crisi il settore dell'assistenza territoriale – penalizza di fatto le fasce più deboli e le famiglie con gravi disabilità al loro interno. Stesso discorso vale per il lavoro, al centro di un ambizioso quanto concreto disegno di riforma da parte della giunta regionale della Campania. Anche qui, la progettualità appare sicuramente un valore aggiunto ma da sola non basta. Per far camminare le idee servono le risorse giuste, l'impegno diretto del Governo, che non può considerare le Regioni delle noiose appendici, specie quelle del Sud, trincerandosi dietro la logica federalista o, peggio ancora, tacciando di “spreconeria” talune amministrazioni e solo perché gestite male in passato. In questa sede, non si può che annoverare la battaglia portata avanti con tenacia e spirito di prospettiva dal presidente Caldoro, che ha sin da un minuto dopo il suo insediamento ribaltato la ratio, anche linguistica, della questione: invitando tutti a parlare di “comportamenti virtuosi” e non più di Regioni virtuose. Come dire che un territorio non più essere condannato a vita soltanto perché male amministrato nel corso di un determinato lasso di tempo. Investire più fondi, dunque, deve essere visto oggi come un riconoscimento per il lavoro svolto. Non un premio. Non un favore. Semplicemente, una constatazione di un trend positivo che si è riusciti a mettere in pista. Se passa questa logica, sarà più semplice spiegare ai cittadini perché sino ad oggi sono sembrate così incerte alcune prestazioni, soprattutto assistenziali, e perché in taluni servizi si sono verificati dei black out, di fatto fragorosi e non preventivati. Il presidente Caldoro, in piena sintonia con l'intera maggioranza di centrodestra, si è assunto l'onore di governare un'istituzione che, come ribadito dallo stesso governatore nel suo primo discorso in Consiglio regionale, era già piombata nel baratro del dissesto finanziario. E l'ha fatto con la convinzione di poter procedere alacremente, in modo certosino, al risanamento dei conti. Ma non ci può essere risanamento senza un intervento di accompagnamento del Governo nazionale. Perché risanare non può equivalere a tagliare indiscriminatamente, pregiudicando l'erogazione dei servizi essenziali sul territorio e finendo in questo modo per penalizzare esclusivamente gli operatori, molti dei quali già precari, e talune fasce di cittadinanza di per sé penalizzate dalla vita. Occorre dunque scorciarsi le maniche, e nessuno ha mai lesinato in tal senso, ma bisogna farlo sapendo di poter contare sulla sensibilità istituzionale, e non sull'aiuto – si badi bene –, di Palazzo Chigi. Un Governo che non può considerare la situazione campana allo stesso modo di qualche anno fa, quando sprechi e clientele erano all'ordine del giorno, specie dopo aver toccato con mano i comportamenti autenticamente virtuosi che la Regione ha dimostrato di poter attuare. Incrementare i fondi per le politiche sociali ed il lavoro è divenuta dunque una priorità assoluta. Risanare con intelligenza è allora la strada più breve per risorgere, facendo bene attenzione ad intaccare esclusivamente i privilegi e tagliare laddove si annidano sacche di spreco, senza colpire i settori produttivi e le famiglie. Soltanto in quest’ottica potrà determinarsi quella politica di rilancio a cui la maggioranza dei cittadini campani ha prima guardato con entusiasmo, dopo la gestione fallimentare della sinistra con lo sforamento del patto di stabilità interno, e poi accordato la propria preferenza. In... fondo, in... fondo, finalizzare le risorse ed impiegarle in modo corretto è una risposta di per sé agli sprechi. Questo Governo deve capirlo e deve mettere il presidente Caldoro nella condizione di poterlo fare, subito. Già da domani.
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