Rubrica "in...fondo, in....fondo"

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Welfare dei servizi, con la legge quadro un nuovo tassello da aggiungere al mosaico della giunta Caldoro
di Ermanno Russo

Il Consiglio regionale ha approvato a larghissima maggioranza, sono stati soltanto due i voti contrari, le modifiche alla legge regionale 11 del 2007, quella che un tempo era conosciuta come "legge sulla dignità e cittadinanza sociale" e che, di fatto, nasceva come norma di attuazione della 328 del 2000, strumento legislativo cardine delle politiche sociali in Italia. Con il voto dell'aula del Centro direzionale la legge 11 diventa una legge quadro, cambia nome (la nuova denominazione recita "Misure per la semplificazione, il potenziamento e la modernizzazione del sistema integrato del welfare regionale e dei servizi per le non autosufficienze"), aggiunge un tassello decisivo al processo di ristrutturazione della governance sociale regionale che sin dalle prime battute la giunta Caldoro ha avviato, innescando - attraverso una sostanziale marcia indietro in alcune politiche assistenzialistiche prima praticate ed iniziando, contestualmente, ad adottare delle azioni di sistema finalizzate a target di assistenza - una vera e propria reazione a catena di comportamenti virtuosi, che sta ora rendendo giustizia alle ragioni dei cittadini-utenti della Campania. Ma qual è la novità? In cosa si concretizza questa nuova visione del welfare dei servizi e quali benefici può offrire? La risposta è proprio nell'inversione di tendenza, in qualche caso nella rivoluzione, attuata in questi primi due anni dal governo regionale. Non c'è più il progettificio del sociale, Palazzo Santa Lucia non presta più il fianco al proliferare indiscriminato di sovrastrutture tese ad accontentare l'oligarchia dei burocrati del welfare piuttosto che gli utenti del welfare stesso, si investe con fondi europei sui giovani, sui territori, sugli Ambiti sociali, che poi sono il motore del cambiamento nel quadro complessivo della governance locale. Altro tassello importante è poi quello relativo al sociosanitario, che l'Assessorato all'Assistenza sociale sta portando avanti con convinzione insieme al presidente Caldoro, nella sua duplice qualità di governatore e commissario ad acta per la sanità, e che prende concretamente forma anche in Campania, pur tra resistenze e pretese localistiche. Finalmente, sul sociosanitario si passa dalle parole ai fatti. La deliberazione di Giunta regionale tanto attesa, con cui si va ridisegnare la geopolitica di Ambiti sociali e Distretti sanitari, riallineando gli uni agli altri, è ormai in dirittura di arrivo. Una integrazione operativa che postula la presa in carico globale del cittadino-utente e fa risparmiare tantissimo in termini di spesa, producendo di contro un guadagno in termini di efficienza, efficacia ed appropriatezza della prestazione. E' un welfare che muta, quindi. Un welfare che muta ma con un orientamento ben preciso, che conduce direttamente alla platea dei potenziali beneficiari dell'assistenza sociale e non si perde per strada, non si perde nei rivoli, peraltro costosissimi, della burocrazia. In un momento in cui le risorse scarseggiano, in qualche caso sono del tutto inesistenti o da inventare, la giunta regionale e l'Assessorato che rappresento hanno deciso di puntare sui bisogni reali del cittadino, sulle non autosufficienze, sul sociale per gli utenti, sulla lotta agli sprechi e su un regime che fosse, non soltanto sul piano amministrativo ma anche normativo e legislativo, stringente, con paletti che impongono una contabilità separata e capitoli di bilancio dedicati per i servizi alla persona, attraverso il rafforzamento del Fua (Fondo Unico di Ambito). In questi primi due anni di giunta Caldoro, l'Assessorato di cui porto la responsabilità ha avviato una ricognizione severa dell'esistente ed è intervenuto in lungo e largo nella governance sociale regionale. Con un piano specifico, chiamato Piano per la governance dei servizi alla persona, si è infatti previsto di investire, attraverso il meccanismo della complementarietà delle risorse, ordinarie e straordinarie (vale a dire europee, nazionali e regionali), 183 milioni di euro in più anni per rilanciare mediante avvisi pubblici il governo locale delle politiche sociali, puntando al raggiungimento di obiettivi ben precisi che sono: il rilancio dell'infrastruttura sociale, l'inserimento dei giovani in centri polifunzionali e la promozione di loro progettualità tese all'inclusione sociale in aree degradate, il servizio civile regionale, il sostegno alle famiglie che hanno al loro interno persone colpite da malattie progressivamente invalidanti, le attività oratoriali. Contestualmente il mosaico del welfare dei servizi si arricchisce oggi di una nuova legge, di quella che io ritengo sia una buona legge, che è nata in modo bipartisan e fissa limiti e competenze certe nel sociosanitario, mette ordine nel settore del sociale (chiarendo che gli stanziamenti sono stabiliti sulla base di priorità di assistenza e che come tali debbono essere mirati, calibrati su target definiti di popolazione e finalizzati a standard di efficacia in linea con i fabbisogni), rafforza il controllo della Giunta regionale sugli Enti locali inadempienti, anche attraverso il potenziamento dell'istituto dell'intervento sostitutivo e la nomina di un commissario ad acta nei Comuni con i conti non ordine in materia di welfare. Tutto ciò tenendo ben presente che il nuovo Piano di coesione per il Sud del ministro Barca va nella stessa direzione, come del resto tutte le recenti direttive europee, ovvero va nella direzione del rilancio dell'infrastruttura sociale, dei servizi per l'infanzia e delle azioni mirate all'inserimento dei giovani. In... fondo, in... fondo, le politiche sociali ed in particolare i servizi alla persona hanno subìto nel nostro Paese, in un momento di crisi economica strutturale e perdurante, un mutamento radicale, in cui tutto ciò che è superfluo ed accessorio si colloca automaticamente al di fuori di quel welfare dei servizi, che deve essere produttivo e non più ripartivo e residuale, e a cui stiamo dando vita in questi mesi in Campania puntando sulle non autosufficienze (anziani, disabili, minori), perno principale del nuovo sistema.
30/05/2012