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La parabola sbilenca del sindaco che sogna Zapata: da rivoluzionario a riciclatore di rottamati
di Ermanno Russo

Se fosse un soggetto cinematografico, una storia da raccontare sul grande schermo, sarebbe un blockbuster finito male. Un flop, insomma. Lui, il rivoluzionario che sogna Zapata, che da un lato si avventura sul terreno della libertà, condannando i lobbisti e affermando di non aver ceduto al “compromesso morale”, e poi improvvisamente imbarca tutti: i “rottamati” degli altri partiti, i transfughi, i parvenu della politica, i trasformisti. Come dire, un conto è la teoria, e lì siamo tutti bravi a fare gli idealisti e disegnare scenari idilliaci, e un conto è la pratica, dove bisogna scegliere in concreto cosa fare. E il sindaco arancione sembrerebbe aver scelto, sembrerebbe aver scelto di vestire i panni del rivoluzionario a chiacchiere e del “riciclatore”, di esponenti politici e di vecchie sigle, nei fatti. Del resto, questa sorta di doppiezza, di doppia morale, è apparsa in lui preponderante sin da subito. Sin da quando ha offerto incarichi e prebende ad esponenti di altri partiti in una logica davvero rivoluzionaria, nel senso cioè più perverso e distorto del termine, in una logica che è andata oltre il consociativismo e ha sposato il più atroce costume contemporaneo della politica, quello del mercato delle vacche. Dove fossero finiti gli ideali, le battaglie ideologiche, lo “zapatismo in salsa partenopea”, quando de Magistris imbarcava esponenti dello schieramento opposto, ancora non si sa ma ciò che è certo è che il guerrigliero messicano si sarebbe rivoltato nella tomba se avesse assistito a questa ignobile campagna acquisti, che il primo cittadino napoletano va inscenando, senza vergogna, alla vigilia delle elezioni comunali. Che si trattasse di un’amministrazione e di un sindaco più propenso ad iniziative di facciata che non a lavorare alle facciate dei palazzi e alle buche, lo si era notato immediatamente dopo l’insediamento della giunta comunale. Una giunta partita in un modo, con professionisti, magistrati e professori, e finita in un altro. E poi. Cambiare nome alla società che eroga l’acqua in città, dare la cittadinanza onoraria ad Abbas o ad Ocalan, che “c’azzecca”, direbbe il suo vecchio capo Di Pietro, con il governo di Napoli e con i problemi di circa un milione di cittadini. Mi piace citare a questo punto Massimo Adinolfi, che sul “Mattino” di ieri, ha centrato perfettamente il tema della credibilità di questo sindaco quando scrive, in un puntuale fondo dal titolo oltremodo eloquente “Zapata non ripara le buche”, che “la poesia della rivoluzione non va molto d’accordo con la prosaica cura quotidiana della città”. Come a dire: un sindaco si misura sulla capacità che ha o che non ha di amministrare il bene comune, non certo per le suggestioni che dovesse eventualmente riuscire a trasmettere ad una platea di irriducibili sognatori della sinistra-sinistra, peraltro che non vivono e, soprattutto, non votano a Napoli. A ciò si aggiunge un’altra lettura ed un interrogativo rispetto all’attuale proposta “rivoluzionaria” del sindaco arancione. Ovvero. Il cortocircuito tra la “campagna acquisti” praticata nei bassifondi della politica e la “Napoli fuori controllo” e “assetata di giustizia e anarchia”, a cui de Magistris avrebbe tolto il tappo per liberare energie, che tipo di danni potrebbe eventualmente arrecare ad una campagna che si gioca sul terreno della crisi e della disperazione sociale? Questo un sindaco responsabile ed un ex magistrato dovrebbe chiederselo. E’ corretto, oltre che opportuno, richiamare alla mente di un popolo già sensibilmente provato dall’assenza di occupazione e alle prese con mille problemi l’immagine di guerriglieri e di rivoluzioni? In… fondo, in… fondo, al napoletano serve un’amministrazione ed un sindaco che “faccia le cose”, che consenta a Napoli di ritornare all’ordinario. A chi può servire trasformare la città in un totem rivoluzionario quando i palazzi cadono a pezzi e le strade somigliano sempre più ad un colabrodo? E, soprattutto, che senso ha prospettare scenari e stagioni di rinnovamento morale quando si procede ad imbarcare tutti pur di restare in sella e preservare la poltrona?
24/02/2016